Mindfulness è un termine inglese che significa presenza mentale, consapevolezza. In particolare Jon Kabat-Zinn che ha costruito il primo protocollo di gruppo per insegnare la mindfulness la definisce come “la capacità di portare l’attenzione al momento presente, attimo dopo attimo, con intenzione, senza giudizio, curiosità e gentilezza”. La consapevolezza del momento presente è una capacità che tutti abbiamo e possiamo sperimentarla in quei momenti nei quali ci sentiamo veramente presenti, concentrati su un’attività o una relazione: è quando sentiamo che veramente siamo dentro ciò che stiamo facendo, siamo veramente in relazione con l’altro, siamo dentro al processo (azione o relazione) che stiamo mettendo in atto. La consapevolezza è uno stato mentale aperto che ci permette di attingere a tutte le nostre risorse necessarie per fare ciò che stiamo facendo.
Il contrario della consapevolezza è uno stato mentale, atteggiamento che viene definito “pilota automatico”, cioè quando facciamo le cose automaticamente (in questo ci viene in aiuto la nostra memoria procedurale) ma la nostra testa è da un’altra parte. Il “pilota automatico” è una funzione utile e necessaria: se noi non l’avessimo ogni volta che saliamo in bicicletta sarebbe come la prima volta ma esagerare con questa funzione ci fa perdere attimi preziosi della nostra vita e delle nostre relazioni. Quante volte mentre guidiamo anche se riusciamo a non guardare il cellulare siamo immersi in ciò che ci è successo prima di uscire dal lavoro e poi freniamo all’improvviso (se va bene) perché ci accorgiamo all’ultimo che un pedone sta attraversando la strada? Quante volte mentre stiamo parlando con un figlio o col partner non lo ascoltiamo perché stiamo già pensando a quello che dobbiamo rispondere o siamo immersi in qualcosa che ci è accaduto in precedenza? Lasciare che gli automatismi mentali governino completamente la nostra vita può farci perdere la qualità di questa unica ed importante vita.
Se ci rendiamo conto che utilizziamo poco la capacità della presenza mentale possiamo allenarla per utilizzarla in modo più spontaneo nella nostra quotidianità…
E’ per questo che sono stati creati dei programmi di gruppo ed individuali che permettono di allenare la presenza mentale, in che modo? Attraverso la meditazione. La meditazione ha radici antiche, coltivata da tradizioni religiose e filosofiche (buddismo, cristianesimo, induismo, islamismo solo per citare i più conosciuti e diffusi) ma è sempre stata praticata da minoranze della popolazione, luoghi privilegiati, per esempio sono sempre stati i monasteri. Oggigiorno alcuni orientamenti psicoterapeutici si sono avvicinati a questi metodi perché attraverso test e questionari si è visto che coltivare la meditazione nella propria vita aiuta a sviluppare una migliore concentrazione, aiuta a regolare meglio le proprie emozioni, aiuta a sviluppare le capacità intuitive cioè la capacità di affrontare i problemi con creatività ed ingegno. Attraverso le tecniche di neuroimmagine (Tac, Risonanza Magnetica Funzionale ed altre) si è visto che la pratica continuativa della meditazione è un allenamento mentale che porta a modifiche strutturali nel cervello: 1) aumentano le fibre del corpo calloso (la struttura che collega i due emisferi cerebrali); 2) aumentano le fibre che collegano le aree frontali (che si occupano dell’organizzazione ed integrazione delle attività coscienti) con le aree limbiche (quelle da cui sorgono le emozioni) e da ciò deriva una migliore regolazione emotiva; 3) diminuisce il volume dell’amigdala, la struttura cerebrale che individua i segnali di pericolo al nostro interno e/o nell’ambiente esterno nei soggetti che soffrono di ansia o depressione e che hanno un’amigdala di volume maggiore a causa del suo iperfunzionamento.
Seguire un programma per sviluppare la presenza mentale è una pratica esperienziale che attraverso la gradualità e la costanza della pratica può renderci consapevoli delle nostre abitudini mentali e comportamentali. Questa consapevolezza non giudicante è di per sé liberatoria e può essere la miglior base per un cambiamento duraturo e stabile nella relazione con sé stessi e con gli altri.
Dr.ssa Monica Gozzi
Psicologa Psicoterapeuta a Correggio